Ryder Cup: a Gleneagles la sfida numero 40

Ryder Cup: a Gleneagles la sfida numero 40
E’ già febbre da Ryder Cup anche se manca ancora qualche giorno all’inizio della 40ª sfida tra la selezione dell’Europa e quella degli Stati Uniti, che avrà luogo sul percorso del Gleneagles Hotel, ad Auchterarder in Scozia da venerdì 26 settembre a domenica 28. E’ uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo in assoluto, secondo solamente ai mondiali di calcio, alle Olimpaidi e al Superbowl, dove gli spettatori, e qualche volta anche i giocatori, dimenticano i canoni classici di una gara di golf per lasciarsi andare a tifo e manifestazioni di giubilo di parecchio fuori dalle righe. 
La squadra europea sarà formata dai nordirlandesi Rory McIlroy, numero uno mondiale, e Graeme McDowell, dallo svedese Henrik Stenson, dal francese Victor Dubuisson, dal gallese Jamie Donaldson, dallo spagnolo Sergio Garcia, dall’inglese Justin Rose, dal tedesco Martin Kaymer e dal danese Thomas Bjorn, che hanno acquisito il posto di diritto attraverso le due apposite classifiche, e dagli inglesi Ian Poulter e Lee Westwood e dallo scozzese Stephen Gallacher, che hanno beneficiato delle tre wild card a disposizione del capitano, l’irlandese Paul McGinley. Dopo due edizioni non vi saranno giocatori azzurri, i quali erano stati tra i protagonisti dei successi nel 2010 (Francesco ed Edoardo Molinari) e del 2012 (solo Francesco). McGinley avrà il supporto di cinque vice capitani: gli irlandesi Des Smyth e Padraig Harrington, gli spagnoli José Maria Olazabal e Miguel Angel Jimenez e lo scozzese Sam Torrance.
La formazione degli Stati Uniti, affidata a Tom Watson, schiererà Bubba Watson, Rickie Fowler, Jim Furyk, Jimmy Walker, Phil Mickelson, Matt Kuchar, Jordan Spieth, Patrick Reed, Zach Johnson, Keegan Bradley, Hunter Mahan e a Webb Simpson, gli ultimi tre gratificati dalle wild card. Al fianco di Watson i vice capitani Raymond Floyd, Andy North e Steve Stricker.
Il bilancio è nettamente favorevole agli statunitensi i quali hanno riportato la Ryder Cup 26 volte (25 successi e un pari da detentori) contro le 13 dell’Europa (12 vittorie  e un pari da detentrice), ma i conti veri sono quelli che partono dal 1979, perché su quanto accaduto precedentemente grava l’enorme squilibrio in cui si sono svolti i match. La Gran Bretagna & Irlanda (18 vittorie USA, 3 successi GB&I e un pari con USA detentori)., infatti, non era quasi mai stata in grado di tenere il confronto, ma dopo quella data, con l’ingresso in squadra dei giocatori del resto d’Europa le cose sono cambiate. In questa seconda fase i continentali vantano dieci vittorie (9 piene e un pari da detentori) contro sette degli avversari. Se poi stringiamo il bilancio alle ultime nove edizioni ci sono sette successi europei e due americani.
Brucia particolarmente agli Stati Uniti la sconfitta patita nell’ultima edizione del 2012 al Medinah Country Club di Chicago, nell’Illinois, dove subirono una clamorosa rimonta nei singoli, che affrontarono in vantaggio di 10-6, da parte degli uomini guidati nell’occasione dello spagnolo José Maria Olazabal  e dove McGinley era uno dei vice capitani e un altro era Thomas Bjorn, che orw sarà in campo.
Questa volta in casa yankee, dopo quella batosta soprattutto morale, perché il punteggio fu di 14.5-13,5, come era accaduto nel 2010 al Celtic Manor Resort di Newport in Galles, sono molto prudenti. Avevano parlato di rivincita fino alla nausea prima dello scontro del Medinah e quanto meno hanno appreso la lezione. Anzi Paul Azinger, capitano vittorioso nel 2008, ha esortato gli americani quasi a ‘giocarsi’ il ruolo di sfavoriti perché, a suo dire, “in Ryder Cup spesso sono proprio coloro che hanno contro il pronostico a prevalere”.
In realtà gli europei hanno il vantaggio notevole di giocare in casa, che nell’immaginario collettivo corrisponde a un 1-0 di partenza, e un gruppo che mediamente appare più in condizione degli avversari, e inoltre gli americani non avranno Tiger Woods, naturalmente parliamo di quello di qualche tempo addietro, perché l’attuale non sarebbe stato di nessuna utilità. Sapere di avere in squadra il giocatore più forte di tutti fa sempre molta fiducia e questa volta il numero uno al mondo è sull’altro versante. Insomma tutto sembra andare contro Watson e i suoi, ma è bene che i loro avversari non si facciano illusioni.
Tre i debuttanti in ciascun team: Victor Dubuisson, Jamie Donaldson e Stephen Gallacher da questa parte dell’Oceano, Jordan Spieth, Jimmy Walker e  Patrick Reed dall’altra. Analizzando le ultime prestazioni anche in questo caso vien da dire Europa, perché il trio americano si è perso nell’ultima fase della stagione in FedEx Cup, mentre Donaldson e Dubuisson sono stati sicuramente più affidabili, così come Gallacher, che all’Open d’Italia ha soffiato la wild card in extremis a Francesco Molinari. Poi però tanta adrenalina ha prodotto un taglio la settimana scorsa nel Wales Open, che però è sembrato soprattutto un incidente di percorso.
Il torneo si disputerà con la consueta formula che prevede quattro incontri di foursomes e altrettanti di fourballs nelle prime due giornate e dodici singoli nella terza. In palio 28 punti. In caso di parità il trofeo rimane ai detentori.

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